È frequente, ormai, leggere titoli di giornale che strillano “allarme biodiversità!” o “una specie su otto sarà estinta a breve” e ancora “è iniziata la sesta estinzione di massa”. Ma che cos’è la biodiversità e perché sembra essere così importante tenercela stretta? Tantissime definizioni sono state date nel corso del tempo, a partire dagli anni ’80, quando per la prima volta questo termine fu usato da Thomas Lovejoy, il cosiddetto “padrino della biodiversità”, con l’intento di indicare il numero di specie viventi sul pianeta 4. Prima si parlava di “diversità biologica” che è praticamente la stessa cosa. Adesso il concetto di biodiversità è ben sviluppato e articolato su tre livelli: la varietà presente all’interno dell’individuo stesso, ossia la variabilità dei geni; il numero di specie presenti sulla Terra; la diversità a livello ecosistemico, ovvero le interazioni delle specie fra di loro e con l’ambiente 3. “La mancanza di differenze si traduce in omologazione” sosteneva il filosofo Karl Popper: la diversità è dunque un valore, e non solo quella biologica; apporta ricchezza su tutti i livelli e permette a noi umani di portare originalità al nostro ambiente. La biodiversità è quindi la proprietà della vita sulla terra di essere diversificata ed è ciò che rende unica ogni forma di vita. Sappiamo che non tutti i luoghi del pianeta possiedono le stesse specie e, soprattutto, un numero equivalente di queste. Si organizzano viaggi in certe regioni tropicali del mondo proprio per godere della loro natura lussureggiante, ed è in questi posti, porzioni di terra relativamente piccole, che possiamo trovare più della metà delle specie che conosciamo. Ma quante sono le specie descritte fino ad ora e quante ancora dobbiamo scoprirne? Sembra incredibile ma negli anni duemila si continuano a descrivere circa 5000 nuove specie ogni anno e non si parla di minuscoli batteri o insetti. Nel 1995 si è scoperta la conifera Wollemia nobilis, un enorme albero, e nel 2005 si è vista nuotare vicino alle coste dell’Australia una nuova specie di delfino 2.Gli scienziati non sanno forse fare il loro mestiere non vedendo pini giganti e delfini saltare nell’acqua? Il fatto è che nuovi habitat vengono costantemente scoperti, così come luoghi nuovi e nuove tecniche vengono utilizzate per le esplorazioni. Ci chiediamo se ci sia vita su Marte ma pochissimo sappiamo della vita nel pianeta in cui viviamo. Uno dei tanti quesiti aperti della scienza moderna è proprio chiedersi a che punto siamo in questo lavoro di scoperta della biodiversità e Novotny, uno scienziato che ha vissuto dieci anni nelle foreste della Papua Nuova Guinea raccogliendo insetti, sostiene che esistano, solo di insetti tropicali, circa cinque milioni di specie. Perché una proprietà della biodiversità è proprio questa: si nasconde, perlomeno ai nostri piccoli occhi; siamo circondati da animali minuscoli di cui non ci accorgiamo e che rappresentano la maggior parte delle specie sulla Terra. Come disse Haldane, biologo evoluzionista inglese: «Beh, se Dio esiste, ha una smodata predilezione per i coleotteri» 6. Sono, infatti, più di mezzo milione le specie di coleotteri contro le sole diecimila di vertebrati. Ma perché stiamo perdendo biodiversità e, soprattutto, perché mai dovrebbe importarci? Le specie non si sono forse sempre estinte nel corso dei millenni? L’uomo ha iniziato subito ad interagire con il suo ambiente a partire dalla sua comparsa circa 200mila anni fa. Questa storia già la conosciamo: negli anni la tecnologia è progredita e l’uomo si è allontanato dalla foresta, sua “casa ancestrale”, come la definisce il botanico Mancuso, si è chiuso nelle case e ha rinchiuso queste case nelle città; si è allontanato dal mondo naturale perdendo il contatto con la terra. È iniziata così la triste storia di sfruttamento che ormai, a più riprese, ci viene raccontata. La perdita e il degrado degli habitat, ovvero i luoghi e le risorse grazie alle quali una specie può vivere, sono una delle minacce più gravi, insieme a quella delle specie invasive, del sovrasfruttamento, dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici. Ma cosa comporta a livello pratico l’estinzione delle specie? Ogni specie non è sola sulla Terra e nel proprio ambiente: tutto è in connessione, una specie con l’altra, animali e vegetali, funghi e terra, rocce ed elementi chimici. Ad esempio, una relazione che può sembrare insignificante come la simbiosi tra un’alga e dei minuscoli polipi permette la costruzione delle imponenti barriere coralline e sostiene la biodiversità marina così come la conosciamo. Se non ci fossero queste immense costruzioni calcaree non potrebbero esistere tutte le specie che trovano rifugio in quegli habitat così complessi, così gli stessi ecosistemi marini, che si reggono su delicatissimi equilibri e sono intrecciati a quelli terrestri, non potrebbero esistere. Noi facciamo parte di questo ecosistema, facciamo parte di questo ambiente. Se possiamo respirare è grazie alle piante, terrestri e marine, e alle alghe, che producono ossigeno, grazie alla fotosintesi: il mondo animale dipende totalmente da quello vegetale. “Dai vegetali proviene ogni nostro alimento, l’energia cosiddetta fossile, la maggior parte dei principi attivi medicinali, le fibre tessili, il legno e tanto altro ancora” 1 scrive Mancuso. L’estinzione di una specie fondamentale può innescare una reazione a catena di perdita di biodiversità andando a modificare i delicati equilibri su cui si regge il pianeta. Per meglio spiegare il concetto riprendiamo un’affascinante ipotesi scientifica chiamata “Ipotesi della regina rossa” secondo la quale nell’evoluzione tutti gli organismi sono in una continua corsa agli armamenti per poter sopravvivere in un sistema che cambia senza sosta 5.L’immagine è ripresa dall’opera di Lewis Carrol, da un passo in cui la Regina di Cuori dice ad Alice: “Ora, in questo luogo, come puoi vedere, ci vuole tutta la velocità di cui si dispone se si vuole rimanere nello stesso posto”. Tutte le specie, dunque, corrono costantemente per mantenere l’equilibrio presente, un equilibrio che è dinamico. Cosa succede, allora, se una specie accelera la velocità della corsa e le altre non possono più stare al passo? Come reagisce la dinamicità dell’equilibrio ad una velocità mai esistita prima d’ora sul pianeta? Le altre specie rimangono indietro e muoiono, l’equilibrio si rompe. Come sostiene la scrittrice Pandora Thomas: “Possiamo iniziare a parlare di interconnessioni che esistono nella vita, e non essere spaventati nel connettere i punti, oppure, rimanere disconnessi. E quindi dobbiamo avere il coraggio di affrontare la sfida più grande: la disconnessione, da sé stessi, dalla nostra comunità o dalla Terra, di cui siamo un’estensione. Noi siamo la terra.”
Foto: “Biodiversity” (Giacomo Radi)
Copertina: “Impressionismo floreale, peonie e ranuncoli” (Giulio Ferrante)
Bibliografia:
- Mancuso, S. (2017) Botanica, viaggio nell’universo vegetale Aboca, Sansepolcro (As)
- Cain, M.L. (2017) Ecologia Piccin, Padova
- Swingland, Ian R. “Biodiversity, definition of.” Encyclopedia of biodiversity 1 (2001): 377-391.
- Lovejoy, Thomas E. “Biodiversity: what is it.” Biodiversity II. Understanding and protecting our biological resources (1997): 7-14.
- Cardinale, Bradley J., et al. “Biodiversity loss and its impact on humanity.” Nature 486.7401 (2012): 59-67.
- Basset, Yves, et al. “Quantifying biodiversity: experience with parataxonomists and digital photography in Papua New Guinea and Guyana.” BioScience 50.10 (2000): 899-908.