Il Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga si estende su un’area dell’Appennino centrale di quasi 1500 km2. Venendo dal Mar Adriatico si incontrano i primi rilievi montuosi orientali del Gran Sasso ad una distanza di poche decine di chilometri in linea d’aria (tra i 25 e 41 Km), mentre ad Ovest i rilievi che lo compongono confinano con valli, conche ed altre catene montuose dell’Appennino interno. A grandi linee il Parco è caratterizzato dalla presenza di tre gruppi montuosi principali, il Massiccio del Gran Sasso d’Italia, i Monti della Laga e le Montagne Gemelle che sono a contatto o intervallati da paesaggi costituiti da rilievi meno elevati2.
Nel territorio del parco riconosciamo varie tipologie di paesaggio:
– Montagne carbonatiche (composte di rocce calcaree come: Massiccio del Gran Sasso d’Italia, Montagne Gemelle, Monti di Acquasanta, Il Montagnone);
– Montagne terrigene (composte da materiali detritici provenienti dalle terre emerse e nuovamente sedimentati sui fondali marini come; Monti della Laga, Dorsale di Monte La Morra, Rilievi di Ascoli Piceno, Campotosto, Bosco della Martella);
– Altopiano intramontano (Campo Imperatore);
– Conca intermontana (Conca di Amatrice, Conca del Tirino);
– Colline terrigene (Colline pedemontane del Gran Sasso);
– Lago (Lago di Campotosto)
Le quote variano dai circa 200 metri in corrispondenza delle Gole di Popoli fino ai 2912 m s.l.m. del Corno Grande, vetta più elevata della catena appenninica.
Numerosi sono i circhi glaciali e le valli modellate dai ghiacciai, in particolare nei versanti dei quadranti settentrionali. Molto diffuse sono anche le morene, le rocce montonate modellate dallo scorrere del ghiaccio ed i depositi glaciali, che si rinvengono fino a quote molto basse, anche attorno ai 1100 metri. I fenomeni glaciali che le hanno generate sono oggi tutti inattivi, tranne quelli connessi al piccolo ghiacciaio del Calderone (Gran Sasso), considerato il ghiacciaio più meridionale d’Europa2.
Sul Gran Sasso affiorano formazioni rocciose che abbracciano un range temporale molto ampio. Il primo evento rilevante risale alla fine del Giurassico inferiore, circa 200 milioni di anni fa (Ma) con la frammentazione della piattaforma carbonatica ,presente allora, a seguito di una intensa attività tettonica. Questa piattaforma carbonatica possiamo immaginarla come quella presente alle Bahamas, quindi con un clima tropicale…non bisogna andare neanche così lontano per vederne una! La piattaforma è collegata al bacino profondo da una “scarpata”. Questo bacino è il luogo in cui si depositano grandi quantità di materiale detritico proveniente dall’erosione del margine della piattaforma, dove si accumulano strati che molto spesso capita di vedere durante le nostre passeggiate in montagna1.
Varie fasi di erosione, variazioni relative del livello del mare e sedimentazione hanno portato alla formazione delle rocce calcaree che dominano il massiccio del Gran Sasso.
In particolare sul Monte Brancastello, su cui ha mosso i suoi passi chi ha percorso il famoso Sentiero del Centenario, sul Corno Grande ma anche al Pizzo Cefalone affiorano le rocce più antiche costituite da rocce dolomitiche e calcaree.
Il Corno Grande è composto principalmente da dolomie di età triassica (250 Ma) confermata dall’analisi micropaleontologica poiché in alcuni campioni sono presenti forme tipicamente triassiche (quali Involutina sinuosa sinuosa e Trocholina permodiscoides)1.
Tanti si chiederanno perché lungo i sentieri si trovano strani fossili tondeggianti o conchiglie e poco fa abbiamo spiegato il perché. Ma perché sono così importanti per noi geologi? Nelle poche righe soprastanti si può intuire; sono una testimonianza della vita del passato e un vero e proprio “marker temporale” di un determinato periodo e alle volte anche con un buon dettaglio, quindi per quanto belli possano essere sulla mensola di casa meglio lasciarli lì dove sono per permettere ad altre persone di godere del valore che questi “tesori” hanno in posto e per far sì che resti la testimonianza di un lontano passato ancora da studiare.
Bibliografia
- Adamoli, L., et al. “Ricerche geologiche sul Mesozoico del Gran Sasso d’Italia (Abruzzo). II. Evoluzione tettonico-sedimentaria dal Trias superiore al Cretaceo inferiore dell’area compresa tra il Corno Grande e S. Stefano di Sessanio (F. 140 Teramo).” (1978).
- Carta della Natura del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Note illustrative alla Carta degli Habitat a scala 1:25.000 (274/2017)
Foto e immagine di copertina: Giulio Ferrante