Riassunto – L’assetto geologico attuale dell’intera penisola italiana deriva dai processi di convergenza tra placche tettoniche attraverso i quali la placca africana è sprofondata al di sotto di quella europea (fenomeno noto come “subduzione”). Tale fenomeno è responsabile della formazione della catena appenninica, avvenuto in maniera intensa i tra il Miocene e Pleistocene (ovvero tra circa 20 milioni di anni fa e 2 Ma*).Tali processi di convergenza tettonica hanno causato la progressiva formazione delle catene montuose, che si estendono dall’Italia peninsulare alla Sicilia e costituiscono l’ossatura della penisola italiana. Questa intensa evoluzione geodinamica è stata accompagnata da una diffusa attività vulcanica che si osserva sino ai giorni nostri6. Contrariamente a quanto possiamo immaginare, la distribuzione geografica dei continenti sulla superficie terrestre non è stata sempre come la vediamo oggi, ma si è modificata nell’arco di milioni di anni.
In questo articolo andremo a trattare l’evoluzione di una catena montuosa molto cara ad appassionati di natura e camminatori del centro Italia (e non solo): la catena Appenninica. Dalla separazione tra la placca africana e quella europea, nacque l’oceano Ligure-Piemontese (fig. 2) che separava i due nuovi margini continentali: la placca Adria ad oriente e la costa Europea ad occidente. L’Adria conteneva la maggior parte dei futuri territori italiani (anche se sotto il livello del mare),la Sicilia si trovava sul margine africano, mentre il blocco Sardo-Corso su quello europeo. Sempre ad Adria appartenevano il Mare Adriatico, parte della ex Iugoslavia e della Grecia e le Alpi orientali. L’Oceano Ligure Piemontese continuava ad espandersi ma a partire dal Cretaceo (130 Ma), Africa ed America cominciarono a separarsi portando alla nascita dell’Oceano Atlantico. L’Africa che si stava lentamente distaccando dall’Europa subì un inversione tettonica che la fece convergere nuovamente verso l’Europa stessa. Come conseguenza, l’oceano Ligure Piemontese si trovò compresso e schiacciato tra le due placche che si avvicinavano venendo via via subdotto al di sotto del margine africano. Successivamente si aprì l’oceano algerino-provenzale che determinò lo spostamento della Corsica e della Sardegna verso quella che è la posizione attuale, come mostrato in fig.3. Questo evento provocò la compressione e l’accumulo dei materiali verso est (contro i Balcani) mettendo in atto l’orogenesi appenninica. Successivamente l’apertura del mar Tirreno ha portato a compimento l’odierno assetto geologico della penisola italiana. Tutto ciò così descritto sembra essere avvenuto in breve tempo; in realtà stiamo parlando di più di cento milioni di anni. Se consideriamo che oggi la placca tettonica che si sposta più velocemente è quella pacifica, la quale si muove con una velocità di poco più di 1 cm/anno, possiamo farci un’idea del perché ci voglia tanto tempo.
L’origine dell’Appennino settentrionale a partire dal Cretaceo superiore può essere schematizzata secondo due fasi:
- uno stadio oceanico, tra Cretaceo inferiore (130 Ma) e Cretaceo superiore (86 Ma) fino all’Eocene medio (45 Ma), in cui l’Oceano Ligure Piemontese tende a subdurre al di sotto della placca africana.
- uno stadio intracontinentale dall’Eocene sup-Oligocene (35-28 Ma) ad oggi, dove le placche Adria e Europa collidono.
L’Appennino Settentrionale si è venuto a formare a seguito della completa chiusura dell’oceano Ligure Piemontese (fig. 2) nello stadio oceanico, durante la quale quest’ultimo venne lentamente subdotto portando i margini dei due continenti pian piano ad avvicinarsi l’un l’altro. Alla fine di questo processo (Eocene medio-superiore) avvenne la collisione tra margine continentale europeo, a causa del movimento della porzione Iberica e del blocco Sardo-Corso (cominciato all’incirca nell’Oligocene, 27 Ma, fig. 3), e quello adriatico che diedero inizio allo stadio intracontinentale dell’orogenesi appenninica5.
Durante questa fase si assiste allo sviluppo di una tettonica a “thrust” (sovrascorrimenti) con il fronte compressivo migrante verso est, alle spalle del quale si osserva un trend distensivo a partire dal Miocene medio (14 Ma). Distinguiamo quindi il versante tirrenico in cui è presente un regime distensivo e quello adriatico in cui si osserva quello compressivo5. Per darvi un’idea pensate che se esistesse la macchina del tempo, viaggiando indietro di 80 Ma, potremmo andare a nuotare sopra le rocce del Monte Velino, ancora sommerso dal mare e tornando 60 Ma più tardi potremmo fare un meraviglioso trekking con vista sul mare!
Con il Pliocene inferiore (4 Ma) i processi tettonici responsabili dell’orogenesi appenninica migrarono verso i settori adriatici e allo stesso tempo, nell’intero margine tirrenico laziale le strutture appenniniche iniziarono ad essere progressivamente dislocate e smembrate ad opera dei processi estensionali responsabili dell’apertura del bacino tirrenico. Durante il Miocene superiore (8 Ma) e fino al Quaternario (2 Ma), lo sviluppo della tettonica estensionale ha dato luogo ad un significativo assottigliamento della crosta continentale e ad un’importante attività vulcanica particolarmente intensa a partire dal Pleistocene medio (1.8 Ma). Questa attività trova riscontro oggi in tutta l’area del margine tosco-laziale. Le litologie che costituivano il margine adriatico furono progressivamente deformate ed incorporate all’interno della catena. Queste unità, formate prevalentemente da carbonati Mesozoici e Terziari costituiscono oggi gran parte della struttura appenninica6. La chiusura dei settori ionici a nord e a sud porta ad uno stato collisionale in Appennino meridionale ed in Sicilia centro-occidentale, rispettivamente con la piattaforma apula (Puglia) a nord e quella africana a sud, mentre in Calabria meridionale ed in Sicilia nord-orientale, i fenomeni di convergenza non sono inibiti per l’arretramento delle porzioni ioniche3.
I dati GPS indicano che ad oggi nell’area italiana l’attuale convergenza tra Eurasia e Nubia è ancora in atto (la placca africana con esclusione della regione ad oriente del Rift Africano orientale) con valori di circa 5-6 mm/anno in direzione Nord-Ovest6.
*Ma= milioni di anni fa
Foto di copertina: “Terminillo innevato”, Giulio Ferrante
BIBLIOGRAFIA
1. Bosellini, Alfonso. Storia Geologica d’Italia: gli ultimi 200 milioni di anni. Zanichelli, 2005.
3. Carbone, S., P. Guarnieri, and F. Lentini. “Integrazione di dati geologici e geofisici per un quadro geodinamico del sistema appennino meridionale arco-calabro-sicilia.” Journal of Geodynamics 34.1 (2004): 143-160.