Qualche anno fa leggendo uno dei più famosi romanzi distopici degli ultimi tempi mi sono imbattuto nella figura degli ibridi, almeno così com’era concepita nel racconto: creature terribili e dissennate, votate ad essere strumenti di distruzione. Io, da giovane studente di Scienze Naturali, faticavo persino ad immaginarmeli questi ibridi demoniaci. Chissà perché questo concetto si è deformato a tal punto? E soprattutto cosa rappresenta in realtà un ibrido in natura? Con questo articolo cerchiamo una (incompleta) risposta a questa domanda considerando il regno delle piante.
Andiamo con ordine e partiamo pescando tra le definizioni che nuotano nel mondo vegetale: per ibrido si intende un organismo che deriva dall’ incrocio di individui provenienti da due diversi taxa1 (taxa è il plurale di taxon, ovvero un’unità tassonomica; ad esempio Homo sapiens ed Homo erectus appartengono ad uno stesso genere, il genere Homo, il quale comprende un folto gruppo di specie; in questo caso il genere Homo può essere definito un taxon), come possono essere ad esempio individui di due specie differenti che si accoppiano e generano una prole che sarà definita appunto ibrida. A livello genetico l’ibridazione non è buona o cattiva, è un processo come altri, che ha i suoi effetti.
Quali sono questi effetti sul piano della conservazione delle specie botaniche, come le orchidee spontanee Italiane? L’ibridazione ed il suo lascito sono qualcosa dalla quale dobbiamo difenderci? La risposta, che potrebbe suonare deludente, è: “Dipende…”, e nel nostro caso dipende perché bisogna valutare se l’ibrido che si forma dall’incrocio di due specie ha o non ha ostacoli a riprodursi a sua volta2. Se fosse in grado di farlo potrebbe magari incrociarsi ulteriormente con altre specie “indebolendone” il patrimonio genetico. Proviamo ad immaginare un’orchidea che nel tempo ha evoluto un particolare schema di macchie colorate, le quali le consentono di attirare gli insetti giusti nel posto giusto; su di lei si posa un’ape comune (Apis mellifera) che porta con se polline di un’altra specie, magari un ibrido, ed avviene la fecondazione. Se questo dovesse ripetersi, generazione dopo generazione risulterà che i discendenti dell’orchidea originaria includeranno nel loro Dna parte di quello degli ibridi con cui si è incrociata e quindi anche le sue caratteristiche esterne potrebbero cambiare (Figura 2); quel particolare schema di macchie colorate potrebbe perdersi! Questo fenomeno di inglobamento permanente di geni e/o organuli di una specie entro un’altra specie in seguito ad estesi fenomeni d’ibridazione è detto introgressione1.
Quali orchidee sono minacciate dall’ibridazione in Italia, e perchè? Scopriamolo. Le orchidee in Italia, come abbiamo osservato in un precedente articolo a loro dedicato, hanno diverse strategie per la loro riproduzione. Le specie food deceptive (inganno alimentare), ovvero quelle che ingannano l’impollinatore imitando altre specie ricche di nettare2,3, sono visitate da più d’un tipo di insetto. Inoltre non di rado lo stesso insetto si poserà su più specie food deceptive se queste condividono lo stesso areale di distribuzione. Un bombo (genere Bombus) che in primavera svolazza rapido su e giù per una collina non farà distinzione tra Anacamptis morio (Figura 1) ed Anacamptis laxiflora, in quanto entrambe mentono ed entrambe lo fanno allo stesso modo; il bombo finirà magari per fecondare l’una con il polline dell’altra. Potrebbe essere appena nato l’ibrido tra le due specie, che viene chiamato “Anacamptis morio (Figura 1) x Anacamptis laxiflora”. Nonostante questa “promiscuità” sembra che gli ibridi prodotti dalle specie del tipo food deceptive siano caratterizzati da una bassa capacità riproduttiva (anche detta fitness)3; in altre parole l’ibrido nato poche righe sopra è probabilmente sterile e le barriere che si pongono ad ostacolarne la riproduzione sono perciò chiamate post-zigotiche. Ora, la A.laxiflora è descritta dai testi come specie minacciata2; l’ibridazione rappresenta quindi uno dei fattori che potrebbero aumentare il rischio di perdere A.laxiflora? In questo caso sembra di no, perché come detto gli eventuali ibridi non sarebbero in grado di riprodursi a loro volta. Ben altre sono le minacce per A.laxiflora, come la scomparsa degli habitat idonei alla sua crescita (luoghi umidi). Riguardo la conservazione delle orchidee food deceptive, dunque, l’ibridazione non è una minaccia4, a causa della sterilità degli ibridi5.
Discorso diverso per le orchidee sexually deceptive (inganno sessuale), come le specie del genere Ophrys (Immagine in copertina) in Italia, che imitano i feromoni emessi dalla femmina di un particolare insetto, oltre che i suoi colori, attirando su di loro i maschi. Spesso anche se crescono condividendo lo stesso areale (condizione nota come simpatria) l’impollinazione è altamente specie-specifica e orchidee anche molto vicine evolutivamente utilizzeranno impollinatori diversi6. Ad impedire la nascita di ibridi sono in questo caso barriere pre-zigotiche, rappresentate proprio dall’isolamento riproduttivo che ogni orchidea di questo tipo sviluppa attirando poche o singole specie di insetti, utilizzando feromoni e colori ben mirati.
Poniamo il caso però che un insetto fecondi una specie sexually deceptive differente da quella che è solita attirarlo: poco o nulla impedisce a quel punto lo sviluppo di un ibrido totalmente in grado di incrociarsi a sua volta con altri individui; non ci sono più barriere una volta avvenuta la riproduzione tra due specie sexually deceptive e, anche se è un evento meno frequente che per altri tipi di orchidee, indagini genetiche in hybrid zones (gli areali di contatto tra due specie)7 tra specie del genere Ophrys evidenziano un buon grado di introgressione6. Si corre il rischio quindi di perdere una specie di questo tipo, se sottoposta lungo le generazioni a fenomeni di ibridazione! Ma scopriamo anche il lato affascinante di questa minaccia: uno studio descrive come gli ibridi di due specie di Ophrys saranno caratterizzati, tra le altre cose, da inedite miscele di feromoni che potrebbero essere in grado di attrarre tutt’altre specie di insetti, dando possibilità all’evoluzione di orchidee mai viste prima8. E’ bello pensare alla storia evolutiva delle Ophrys, fatta di alchimie amorose: chi attirerà questa o quella nuova essenza?
Quindi, in ottica di conservazione delle singole specie, l’ibridazione per le sexually deceptive orchids può rappresentare una minaccia: corriamo il rischio di perdere qualche specie!
A questo punto c’è spazio per una riflessione: l’uomo con il suo sentire profondamente umano, da “giardiniere della natura”, che può venire a galla allorchè egli studi questo mondo ponendo la conservazione come fine, dovrebbe rammentare a sé stesso che esiste un equilibrio tra manipolare e custodire, tra conservare gelosamente e lasciare che le cose siano. D’altro canto il respiro di fondo della natura segue il ritmo delle estinzioni ma anche dello sviluppo di nuove specie, e la biodiversità di cui siamo spettatori e attori è il risultato di questo costante fare e disfare dietro le quinte, da parte della natura. Ammirare un processo ecologico può forse essere una soddisfazione più labile che conservare una particolare specie o habitat, ma di certo un pascolo fiorito non ha bisogno del nostro compiacimento.
Bibliografia:
1. https://www.actaplantarum.org/glossario/glossario.php
2. “Orchidee d’Italia”, Gruppo Italiano per la Ricerca sulle Orchidee Spontanee. II Edizione, 2016
Foto.
Copertina (Ophrys apifera), Figura 1 e Figura 3: Giulio Ferrante. Figura 2: Pietro Montemurro